28.02.2018 (trad. libera da OCCRP on line)
[OCCRP, CCIJ, IRPI,
and Ján Kuciak (Aktuality.sk)]
La modella, la mafia e gli
assassini
Quando
sono stati trovati i corpi del giornalista Jan Kuciak e della sua
fidanzata Marina Kusnirova, entrambi di 27 anni, domenica scorsa
25.02.2018 - ognuno ucciso da un solo colpo nella loro abitazione
acquistata di recente - i giornalisti slovacchi sono rimasti
scioccati. I maggiori politici della Slovacchia erano stati
ultimamente oggetto di critiche per essersi apertamente espressi con
ostilità verso i giornalisti indipendenti, ma nessun reporter era
mai stato ucciso in passato nel Paese a causa del proprio lavoro.
La
polizia sostiene che la coppia sia stata uccisa da uno o più sicari
professionisti e che la morte dei due è probabilmente legata ai
reportage di Kuciak. I media slovacchi hanno speculato freneticamente
su un presunto mandante locale, un imprenditore che lo aveva
minacciato, o anche su funzionari governativi corrotti.
Infatti,
Kuciak aveva lavorato con l'OCCRP (progetto giornalistico sulla
criminalità organizzata e sulla corruzione), con il centro Ceco per
il giornalismo investigativo (CCIJ) e con il Progetto italiano di
giornalismo investigativo (IRPI), su una vicenda che poteva ben
prestarsi a sviluppi molto pericolosi: una ricerca che si immergeva
nell'infiltrazione in Slovacchia da parte della 'Ndrangheta,
l'organizzazione mafiosa calabrese che è diventata uno dei gruppi
criminali più potenti e temibili.
"La
'Ndrangheta ha assunto una posizione preminente nel mercato della
cocaina in Europa, ed è coinvolta in molti altri settori criminali,
tra cui il traffico di armi, la frode, l'alterazione degli appalti
pubblici, la corruzione, il taglieggiamento, l'intimidazione ed i
crimini ambientali", secondo un rapporto Europol del giugno
2013 sulla minaccia delle organizzazioni mafiose italiane.
Atlante
delle attività internazionali della 'Ndrangheta (relazione
semestrale DIA, II sem. 2015)
Poiché
Kujak ed i suoi colleghi non hanno terminato il loro lavoro, OCCRP e
la sua versione Aktuality.sk non l'hanno ancora pubblicato. Prima di
esser ucciso, egli continuava ad accumulare dossier su uomini
considerati estremamente pericolosi dagli investigatori italiani.
Ma
dopo l'omicidio il soggetto delle sue investigazioni è divenuto di
dominio comune. OCCRP e Aktuality.sk sono ora in grado di pubblicare
il report incompiuto di Kuciak per renderne la diretta testimonianza
e per attenuare ogni rischio eventuale per i giornalisti che vi hanno
collaborato.
Kuciak
ed i suoi colleghi hanno iniziato la loro indagine dall'assunzione di
Maria Troskova, allora ventisettenne, da parte del Primo Ministro
Robert Fico, come sua assistente. Fico ingaggiò l'ex concorrente a
Miss Universo e modella (soprannominata dai media slovacchi "la
sexy assistente"), nonostante la sua relativamente scarsa
esperienza politica. L'ufficio-stampa di Fico si era rifiutato di
descriverne l'incarico, di chiarire la sua posizione nella compagine
di governo o di dichiarare se ella fosse dotata di Nulla Osta di
Sicurezza1.
Ma
nel periodo in cui approfondiva questa storia, il team di giornalisti
ne scoperchiò una ben più grande. Come emerso infatti, la Troskova
era in affari con Antonino Vadalà, un italiano di 42 anni residente
ora in Slovacchia e proprietario di un network di imprese agricole
nell'est del Paese.
Intorno
ai 25 anni, Troskova si associò, come co-fondatore e co-proprietario
di un'impresa chiamata GIA Management, il cui oggetto sociale
registrato abbraccia un ampio spettro di attività, comprese attività
immobiliari, costruzioni, packaging e fotografia. Ella abbandonò
questa società dopo meno di un anno.
Maria
Troskova Credit:
Aktuality.sk Viliam
Jasan (ex capo della sicurezza nazionale) e Maria Troskova (entrambi
dimissionari dopo la morte di Jan Kuciak [credit: newsnow.tasr.sk]
Assistente
di un uomo di potere
La
Troskova fece il suo debutto nel mondo degli affari come assistente
di Pavol Rusko, un ex politico e già co-proprietario dell'emittente
televisiva TV Markiza. Rusko di recente ha passato dei guai quando è
stato arrestato con l'accusa di aver pagato un killer per uccidere un
suo socio alla fine degli anni '90.
La
Troskova lavorava in GIA Management quando incontrò Viliam Jasan,
già parlamentare slovacco con il partito di maggioranza Smer-SD, che
al momento esprime i responsabili dei dicasteri di Gestione-crisi e
del Dipartimento di Sicurezza dello Stato. Jasan assunse la Troskova
come propria segretaria particolare.
Fu
quello il periodo in cui entrò in contatto - e fu ingaggiata - dal
leader del partito e Primo Ministro Robert Fico.
Ma
Vadalà emerse essere molto di più di un imprenditore immigrato in
Slovacchia.
Robert
Fico, premier slovacco, con Pavol Rusko (ex politico, imprenditore TV
- a sx)
Mamma
Calabria
Nel marzo 2017,
l'ufficio del Procuratore Antimafia nella regione Calabria, con il
supporto della sezione anti-droga della Guardia di Finanza di
Catanzaro, eseguì una serie di arresti a seguito di prolungate
indagini.
Nome in codice "Gerry"
(preso da uno dei nickname degli spacciatori intercettati),
l'operazione di polizia riguardava i traffici di cocaina dall'America
Latina all'Italia da parte di un cartello formato da cinque famiglie
(in gergo, 'ndrine) della 'Ndrangheta calabrese.
Nelle
indagini, ancora in corso, Antonino Vadalà era indicato come nuovo
potenziale grossista di cocaina per il cartello, in sostituzione di
un altro catturato in una retata anti-droga.
Ma
i suoi legami con il gruppo criminale, scoprirono i giornalisti,
andavano molto al di là.
Essi
avevano inizio in un luogo suggestivo dell'estremo sud d'Italia, il
paese natale di Antonino Vadalà: Bova Marina. Là aveva trascorso i
primi anni della sua vita, prima della recente emigrazione in
Slovacchia insieme ad altri membri della sua famiglia.
Bova
Marina. Credit: Wikimedia commons Antonino
Vadalà, Credit: Facebook
Quel
paesino, però, non è solo noto per la bellezza dei luoghi. E' per
il nome del clan Vadalà, rinomata famiglia della 'Ndrangheta che,
secondo i documenti agli atti degli investigatori, si è reso
responsabile di almeno 25 uccisioni, mentre controlla i traffici di
cocaina e si avvale di collegamenti diretti al cartello della droga
colombiana.
Il
clan è comandato da un boss di nome Domenico Vadalà, con cui non
risulta che Antonino Vadalà abbia alcun legame di parentela stretta.
Ma
fu là, sedici anni fa, che la polizia italiana ne tracciò il
collegamento alla 'Ndrangheta, avendo egli aiutato a nascondere un
fuggitivo di un altro clan, quello dei Libri-Zindato, che era
ricercato dagli inquirenti. (Benché spesso considerato come singola
organizzazione criminale, la 'Ndrangheta è in effetti una rete di
clan distribuiti nella regione Calabria - come sopra indicato,
chiamate 'ndrine).
Nel
2001, le intercettazioni di polizia tra Antonino Vadalà ed un boss
dei Libri-Zindato di nome Francesco Zindato registrarono una
discussione tra i due sulla organizzazione logistica necessaria a
nascondere un trafficante di droga in fuga - più tardi rivelatosi
essere anche un killer - nella casa di Vadalà a Bova Marina.
Fu
emesso un mandato di cattura per Vadalà, con altri dodici individui
per reati che spaziavano da traffico di droga, a rapina, estorsione e
detenzione illegale di armi da fuoco.
Alcuni
di essi furono poi arrestati, imprigionati per tali reati e
condannati a periodi di carcere. Ma, essendosi già trasferito in
Slovacchia, Vadalà sfuggì all'arresto, e in seguito le accuse
contro di lui decaddero.
Un
assassinio famoso
Il
fuggitivo che Vadalà aiutò a nascondersi si chiamava Domenico
"Mico" Ventura. Era ricercato nell'ambito di una parte di
indagini di 'Ndrangheta quando si rese latitante e andò a
nascondersi a Bova Marina.
Ventura
raggiunse la notorietà anni più tardi per mezzo di un video
consegnato ai Carabinieri nel 2012. Esso lo mostrava nell'atto di
sparare a sangue freddo ad un altro membro del clan in una casa
rurale. L'arma utilizzata - un tipo di fucile a canne mozze
altrimenti detto "lupara" - è solitamente associata ai
delitti di mafia. Venne quindi condannato al carcere a vita.
In
altre intercettazioni di polizia comprese nella stessa indagine,
Vadalà venne registrato mentre Zindato gli chiedeva di andare a Roma
con due degli uomini più fidati del boss per "punire"
(fisicamente) un uomo sconosciuto che aveva "danneggiato il
clan".
"E'
chiaro che quelli che parteciparono alla spedizione punitiva su
ordine del boss erano totalmente affiliati agli interessi ed alle
attività del clan", scrisse il giudice. Le registrazioni non
sono in grado di dimostrare la sua effettiva partecipazione alla
spedizione.
I
giornalisti stavano ancora raccogliendo ulteriori informazioni su
Vadalà - come pure sul ruolo della Troskova, eventualmente, come
collegamento tra lui e l'ufficio del premier slovacco - quando Jan
Kuciak è stato assassinato.
L'avvocato
di Vadalà, contattato dai giornalisti lo scorso novembre 2017, non
ha rilasciato dichiarazioni su quanto sopra esposto.
****
[Tradotto da CCRP.aut.rich.]
1[Nota
del Traduttore]: security clearance o Nulla Osta di
Sicurezza in Italiano, si riferisce al conseguimento di
un'autorizzazione ufficiale all'accesso e all'uso di informazioni
governative riservate (in Italia, rilasciato dal Ministero degli
Interni e, in casi particolari, dal Ministero della Difesa, a
soggetti che per il proprio particolare incarico o lavoro devono
accedere a siti o informazioni riservate)
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