giovedì 15 marzo 2018

La morte di Ján Kuciak, esecuzione della 'Ndrangheta? SU COSA STAVA INDAGANDO

28.02.2018 (trad. libera da OCCRP on line)
[OCCRP, CCIJ, IRPI, and Ján Kuciak (Aktuality.sk)]


La modella, la mafia e gli assassini
Quando sono stati trovati i corpi del giornalista Jan Kuciak e della sua fidanzata Marina Kusnirova, entrambi di 27 anni, domenica scorsa 25.02.2018 - ognuno ucciso da un solo colpo nella loro abitazione acquistata di recente - i giornalisti slovacchi sono rimasti scioccati. I maggiori politici della Slovacchia erano stati ultimamente oggetto di critiche per essersi apertamente espressi con ostilità verso i giornalisti indipendenti, ma nessun reporter era mai stato ucciso in passato nel Paese a causa del proprio lavoro.
La polizia sostiene che la coppia sia stata uccisa da uno o più sicari professionisti e che la morte dei due è probabilmente legata ai reportage di Kuciak. I media slovacchi hanno speculato freneticamente su un presunto mandante locale, un imprenditore che lo aveva minacciato, o anche su funzionari governativi corrotti.
Infatti, Kuciak aveva lavorato con l'OCCRP (progetto giornalistico sulla criminalità organizzata e sulla corruzione), con il centro Ceco per il giornalismo investigativo (CCIJ) e con il Progetto italiano di giornalismo investigativo (IRPI), su una vicenda che poteva ben prestarsi a sviluppi molto pericolosi: una ricerca che si immergeva nell'infiltrazione in Slovacchia da parte della 'Ndrangheta, l'organizzazione mafiosa calabrese che è diventata uno dei gruppi criminali più potenti e temibili.
"La 'Ndrangheta ha assunto una posizione preminente nel mercato della cocaina in Europa, ed è coinvolta in molti altri settori criminali, tra cui il traffico di armi, la frode, l'alterazione degli appalti pubblici, la corruzione, il taglieggiamento, l'intimidazione ed i crimini ambientali", secondo un rapporto Europol del giugno 2013 sulla minaccia delle organizzazioni mafiose italiane.


Atlante delle attività internazionali della 'Ndrangheta (relazione semestrale DIA, II sem. 2015)

Poiché Kujak ed i suoi colleghi non hanno terminato il loro lavoro, OCCRP e la sua versione Aktuality.sk non l'hanno ancora pubblicato. Prima di esser ucciso, egli continuava ad accumulare dossier su uomini considerati estremamente pericolosi dagli investigatori italiani.
Ma dopo l'omicidio il soggetto delle sue investigazioni è divenuto di dominio comune. OCCRP e Aktuality.sk sono ora in grado di pubblicare il report incompiuto di Kuciak per renderne la diretta testimonianza e per attenuare ogni rischio eventuale per i giornalisti che vi hanno collaborato.
Kuciak ed i suoi colleghi hanno iniziato la loro indagine dall'assunzione di Maria Troskova, allora ventisettenne, da parte del Primo Ministro Robert Fico, come sua assistente. Fico ingaggiò l'ex concorrente a Miss Universo e modella (soprannominata dai media slovacchi "la sexy assistente"), nonostante la sua relativamente scarsa esperienza politica. L'ufficio-stampa di Fico si era rifiutato di descriverne l'incarico, di chiarire la sua posizione nella compagine di governo o di dichiarare se ella fosse dotata di Nulla Osta di Sicurezza1.
Ma nel periodo in cui approfondiva questa storia, il team di giornalisti ne scoperchiò una ben più grande. Come emerso infatti, la Troskova era in affari con Antonino Vadalà, un italiano di 42 anni residente ora in Slovacchia e proprietario di un network di imprese agricole nell'est del Paese.
Intorno ai 25 anni, Troskova si associò, come co-fondatore e co-proprietario di un'impresa chiamata GIA Management, il cui oggetto sociale registrato abbraccia un ampio spettro di attività, comprese attività immobiliari, costruzioni, packaging e fotografia. Ella abbandonò questa società dopo meno di un anno.



 
Maria Troskova Credit: Aktuality.sk                             Viliam Jasan (ex capo della sicurezza nazionale) e Maria Troskova (entrambi dimissionari dopo la morte di Jan Kuciak [credit: newsnow.tasr.sk]


Assistente di un uomo di potere
La Troskova fece il suo debutto nel mondo degli affari come assistente di Pavol Rusko, un ex politico e già co-proprietario dell'emittente televisiva TV Markiza. Rusko di recente ha passato dei guai quando è stato arrestato con l'accusa di aver pagato un killer per uccidere un suo socio alla fine degli anni '90.
La Troskova lavorava in GIA Management quando incontrò Viliam Jasan, già parlamentare slovacco con il partito di maggioranza Smer-SD, che al momento esprime i responsabili dei dicasteri di Gestione-crisi e del Dipartimento di Sicurezza dello Stato. Jasan assunse la Troskova come propria segretaria particolare.
Fu quello il periodo in cui entrò in contatto - e fu ingaggiata - dal leader del partito e Primo Ministro Robert Fico.
Ma Vadalà emerse essere molto di più di un imprenditore immigrato in Slovacchia.
 


Robert Fico, premier slovacco, con Pavol Rusko (ex politico, imprenditore TV - a sx)


Mamma Calabria
Nel marzo 2017, l'ufficio del Procuratore Antimafia nella regione Calabria, con il supporto della sezione anti-droga della Guardia di Finanza di Catanzaro, eseguì una serie di arresti a seguito di prolungate indagini.
Nome in codice "Gerry" (preso da uno dei nickname degli spacciatori intercettati), l'operazione di polizia riguardava i traffici di cocaina dall'America Latina all'Italia da parte di un cartello formato da cinque famiglie (in gergo, 'ndrine) della 'Ndrangheta calabrese.
Nelle indagini, ancora in corso, Antonino Vadalà era indicato come nuovo potenziale grossista di cocaina per il cartello, in sostituzione di un altro catturato in una retata anti-droga.

Ma i suoi legami con il gruppo criminale, scoprirono i giornalisti, andavano molto al di là.
Essi avevano inizio in un luogo suggestivo dell'estremo sud d'Italia, il paese natale di Antonino Vadalà: Bova Marina. Là aveva trascorso i primi anni della sua vita, prima della recente emigrazione in Slovacchia insieme ad altri membri della sua famiglia.



   Bova Marina. Credit: Wikimedia commons                                                                                                        Antonino Vadalà, Credit: Facebook

Quel paesino, però, non è solo noto per la bellezza dei luoghi. E' per il nome del clan Vadalà, rinomata famiglia della 'Ndrangheta che, secondo i documenti agli atti degli investigatori, si è reso responsabile di almeno 25 uccisioni, mentre controlla i traffici di cocaina e si avvale di collegamenti diretti al cartello della droga colombiana.
Il clan è comandato da un boss di nome Domenico Vadalà, con cui non risulta che Antonino Vadalà abbia alcun legame di parentela stretta.
Ma fu là, sedici anni fa, che la polizia italiana ne tracciò il collegamento alla 'Ndrangheta, avendo egli aiutato a nascondere un fuggitivo di un altro clan, quello dei Libri-Zindato, che era ricercato dagli inquirenti. (Benché spesso considerato come singola organizzazione criminale, la 'Ndrangheta è in effetti una rete di clan distribuiti nella regione Calabria - come sopra indicato, chiamate 'ndrine).
Nel 2001, le intercettazioni di polizia tra Antonino Vadalà ed un boss dei Libri-Zindato di nome Francesco Zindato registrarono una discussione tra i due sulla organizzazione logistica necessaria a nascondere un trafficante di droga in fuga - più tardi rivelatosi essere anche un killer - nella casa di Vadalà a Bova Marina.
Fu emesso un mandato di cattura per Vadalà, con altri dodici individui per reati che spaziavano da traffico di droga, a rapina, estorsione e detenzione illegale di armi da fuoco.
Alcuni di essi furono poi arrestati, imprigionati per tali reati e condannati a periodi di carcere. Ma, essendosi già trasferito in Slovacchia, Vadalà sfuggì all'arresto, e in seguito le accuse contro di lui decaddero.

Un assassinio famoso
Il fuggitivo che Vadalà aiutò a nascondersi si chiamava Domenico "Mico" Ventura. Era ricercato nell'ambito di una parte di indagini di 'Ndrangheta quando si rese latitante e andò a nascondersi a Bova Marina.
Ventura raggiunse la notorietà anni più tardi per mezzo di un video consegnato ai Carabinieri nel 2012. Esso lo mostrava nell'atto di sparare a sangue freddo ad un altro membro del clan in una casa rurale. L'arma utilizzata - un tipo di fucile a canne mozze altrimenti detto "lupara" - è solitamente associata ai delitti di mafia. Venne quindi condannato al carcere a vita.
In altre intercettazioni di polizia comprese nella stessa indagine, Vadalà venne registrato mentre Zindato gli chiedeva di andare a Roma con due degli uomini più fidati del boss per "punire" (fisicamente) un uomo sconosciuto che aveva "danneggiato il clan".
"E' chiaro che quelli che parteciparono alla spedizione punitiva su ordine del boss erano totalmente affiliati agli interessi ed alle attività del clan", scrisse il giudice. Le registrazioni non sono in grado di dimostrare la sua effettiva partecipazione alla spedizione.
I giornalisti stavano ancora raccogliendo ulteriori informazioni su Vadalà - come pure sul ruolo della Troskova, eventualmente, come collegamento tra lui e l'ufficio del premier slovacco - quando Jan Kuciak è stato assassinato.
L'avvocato di Vadalà, contattato dai giornalisti lo scorso novembre 2017, non ha rilasciato dichiarazioni su quanto sopra esposto.

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[Tradotto da CCRP.aut.rich.]
1[Nota del Traduttore]: security clearance o Nulla Osta di Sicurezza in Italiano, si riferisce al conseguimento di un'autorizzazione ufficiale all'accesso e all'uso di informazioni governative riservate (in Italia, rilasciato dal Ministero degli Interni e, in casi particolari, dal Ministero della Difesa, a soggetti che per il proprio particolare incarico o lavoro devono accedere a siti o informazioni riservate)