domenica 19 agosto 2012

la Grande Crisi e la pax scudocrociata

19/08/2012
La svolta morale nella Grande Crisi economica: 5 domande al Sole 24-ore, Corsera ed altri…

In questo periodo, con un sovrapprezzo di soli 50 centesimi di Euro, è possibile acquistare in allegato al maggior quotidiano economico nazionale, il Sole 24 ore, una serie di saggi dedicati alla “Grande Crisi”. Molti gli argomenti toccati dalla serie, tra cui l’Università, Le Banche ed il funzionamento dell’Unione Europea.
Il saggio uscito il 17 agosto 2012, appartenente alla serie suddetta, è un volumetto intitolato “La svolta morale”, autore Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto. Egli, in circa 70 paginette, affronta gli argomenti più disparati, dalla collaborazione tra “fede e ragione”, a “Dio nel cuore della politica”, a “l’Italia a un bivio tra verità e vanità”, “Pagare le tasse è un dovere etico, purchè siano eque”, “Lo sviluppo nasce dal lavoro per il bene comune”, …
Nella dichiarazione programmatica dell’autore, contenuta nella premessa, il saggio “è il tentativo, fragile e provvisorio, … rappresentato da … commenti all’ora presente, fatti da un uomo di fede, pastore di un popolo laborioso e accogliente, che vive, pensa, medita e prega tra il tempo e l’Eterno…” di una “proposta che sappia ispirarsi al Vangelo” per una “svolta morale … umile e persuasiva”.
La prima parte del saggio affronta, a “volo libero”, la necessità di semplificazione amministrativa dello stato italiano, insieme alle sollecitazioni di Josef Ratzinger per un impegno dei laici cattolici nella vita politica italiana, per una scuola e una cultura della solidarietà e per la formazione di una nuova classe dirigente capace di impegnarsi per il bene comune e non per promuovere interessi particolari.
Esso prosegue con la trattazione dell’impegno e dello spirito di coesione resosi necessario dopo il naufragio morale e amministrativo del governo Berlusconi, che hanno portato al governo Monti e alle sue indispensabili riforme del lavoro e delle politiche di spesa pubblica.
Infine, la dichiarazione programmatica del vescovo Forte: “non si supera la crisi senza una profonda svolta morale”, con riferimenti alla necessità delle tasse, purchè eque, al pericolo connesso con il vento dell’antipolitica, che è potenzialmente cavalcata a scopi populistici ed elettorali e non, come dovrebbe, per un rilancio delle politiche sociali e dell’interesse comune.
Il capitoletto finale dell’opuscolo del vescovo Forte è intitolato “La scommessa giusta”, tutto imperniato sulla necessità di basare la rinascita nazionale sulla famiglia cristiana-cattolica, fondata sul matrimonio, permeata dallo spirito solidale e del rispetto reciproco, “soggetto attivo nel cammino della comunità cristiana e della società civile, non solo destinataria di iniziative, ma protagonista del bene comune in ciascuno dei suoi componenti”. Nell’affermare tale centralità, il saggio mette in guardia rispetto “all’impoverimento della qualità dei rapporti che può convivere con ménages all’apparenza stabili e normali” e ai messaggi fuorvianti e banalizzanti provenienti dai media, spaziando poi ad altri concetti universalmente condivisibili quali la necessità del lavoro e della fatica quotidiana, e ad altri più sottilmente attuali e pro domo sua, come l’assoluta necessità delle festività (“la festa educa il cuore alla gratitudine ad alla gratuità, … fino a diventare capaci di vivere i giorni feriali col cuore della festa” )…

Ecco allora che, al di là dei concetti più o meno universali, emanati con equilibrio e temperanza nel saggio edito dal Sole 24-ore, non contestabili, come la necessità dell’impegno, della coscienza civile, della solidarietà e dell’educazione dei giovani, sorgono spontanei e urgenti alcuni quesiti e richieste di chiarimento, che rivolgo al maggior quotidiano economico nazionale, il Sole 24-ore, al suo proprietario Confindustria, ed estendo ai maggiori quotidiani italiani (in questo periodo quanto mai impegnati in un’operazione di pervicace nostalgia dei “cattolici nella politica” – cfr. Corriere della Sera e suoi settimanali “agostani”):

a) la serie di libretti su “la Grande Crisi” intende divulgare al grande pubblico i concetti alla base dell’attuale crisi economica-occidentale ?
oppure
b) è una serie editoriale che intende ospitare impostazioni e visioni plurime delle politiche economiche e sociali, e quindi ben venga l’intervento del vescovo Forte?

c) E, in ogni caso, se di “Grande Crisi” si vuol trattare, pur nella libertà assoluta di esprimere ed argomentare del vescovo, non si ritiene opportuno che alcune “incursioni” del messaggio di Forte nella responsabilità etica del pagamento delle tasse non debbano da qualcuno essere chiosate e integrate con le problematiche, tutt’ora irrisolte, delle dinamiche fiscali e valutarie associate alla gestione dello IOR e dei beni vaticani (IMU) ?

d) È inoltre lecito attendersi, dalla serietà del Sole 24-ore, una ulteriore chiosa editoriale rispetto alla pervicace contrapposizione contenuta nel saggio pubblicato, tra famiglia cristiana ed altri “ménages all’apparenza stabili e normali”?

e) Le sollecitazioni all’impegno cattolico in politica, benchè accompagnate dalle precisazioni riguardanti il bene comune e l’equidistanza da interessi particolari, non paiono all’editore ammiccare ad una nostalgica riedizione della “pax scudocrociata”, che tanti debiti, non solo economici, ha accumulato a carico delle attuali e future generazioni?  In altre parole, non è lecito attendersi un maggior sforzo progettuale, specie da titolate e prestigiose firme del mondo accademico ed intellettuale, nel tentativo di riformare la politica italiana e di non ripercorrere tout court sentieri già poco proficuamente utilizzati ?

Solo cinque domande, poste non da un estremista di sinistra o da un grillino dell’ultima ora, ma da un cittadino comune, cristiano, lavoratore, nato nel baby boom del 1964 e che, come tanti altri, ritiene oggi di scontare suo malgrado i frutti malati della politica italiana –tutta- del dopoguerra, dei suoi privilegi abnormi e della strategia dei compromessi continui e a tutti i costi, che non vorremmo perpetuati o rinnovati (anch’essi con-causa della “Grande Crisi”, che si vuole comprendere e risolvere).
Grazie, con stima
Ing. Nazareno Claudiani, Terni

giovedì 9 febbraio 2012

Monti super hit – il Premier secchione e snob promosso da tutte le “commissioni d'esame” internazionali

...ovvero: PAGELLA SEMI-SERIA DEL PRIMO “QUADRIMESTRE” DI MONTI E PROPOSTE DI POLITICA INTERNAZIONALE

[Presidente, se leggerà queste righe, non desista di fronte ad alcuni passaggi apparentemente irrispettosi, che vogliono solo rappresentare una sdrammatizzazione dei temi “pesanti” a cui si riferiscono]

Si assiste in questi giorni alla celebrazione mediatica dell’alunno Italia e del suo Premier, professor Monti, rispetto agli apprezzamenti pubblici ricevuti dalle “commissioni” che contano, ovvero dai leader di Francia e Germania e da Barak Obama.
Con ciò, sovvertendo una china (anch’essa fortemente mediatica) di giudizi negativi, declassificazioni dei ratings e degli “outlooks” economici, andamento dello spread vs. Deutsche-Bund e del debito nazionale, che peggiorava di pari passo con i paradossi e gli eccessi privati del vecchio Premier, l’inflazionato e incorreggibile Silvio.

Bene, bravo, bis: il nuovo Premier, secchione e già tetragono leader dell’Anti-trust europeo, in grado di far fronte a pervasive multinazionali (Microsoft) e ai loro continui tentativi di monopolizzazione dei mercati, già Rettore della prestigiosa Bocconi e professore emerito di Economia, si trasforma in alunno modello del capitalismo europeo e della economia banco-centrica occidentale.
Alunno modelli, promosso a pieni voti sia dal duo Sarkozi-Merkel sia dal Presidente USA per la svolta e la modernizzazione impressa al “sistema Italia”, è però contemporaneamente protagonista di alcune “cadute” mediatiche derivanti da battute più o meno infelici inerenti il mercato del lavoro (“che noia il posto fisso”) e, a mio avviso, anche sulla politica europea (“non siamo come la Grecia”).

Il primo tema, come commentato da molti, rappresenta un nervo scoperto delle ultime due generazioni di lavoratori italiani:
quella al “debutto”, per la evidente difficoltà non solo di inserimento, ma anche di riconoscimento del merito e della professionalità;
quella delle classi ‘60-’68, per la imperitura categorizzazione tra i “giovani”, che nasconde la sclerotizzazione di dinamiche lavorative e retributive, tutt’uno con una frequente sottoccupazione dei numerosi laureati sfornati in quella generazione.
In questo caso, il voto “interno” rimediato dall’alunno Premier è 2-, direi in Educazione Civica (per l’insufficiente conoscenza del tessuto sociale, per l’arroccamento snob / accademico e lo scarso grado di condivisione inter-generazionale).

Il secondo tema, che non trova commenti nei media, riguarda la frequente dichiarazione (nelle intenzioni tranquillizzante) “non siamo come la Grecia”, che sottende anch’essa una visione iper-meritocratica della stessa politica internazionale, parente dello snobismo accademico sopra richiamato. Peraltro, in un momento drammatico del Paese greco, ns. amico, che è anch’esso ricorso ad un Premier “tecnocrate” bancario per giocare l’estrema chance di risanamento dei suoi conti pubblici.
In questo caso, il voto meritato dal nostro studente Primo Ministro è 3, direi in Storia dell’Economia.
E spiego perché.
Perché vorrei un Premier che, non pago della formulazione dei pur complicatissimi “piani di rientro” dei conti nazionali e degli apprezzamenti franco-americo-tedeschi, si batta non solo per una “pax nationalis” (e questo, lo riconosco, è un obiettivo attivamente perseguito), ma anche per un risanamento congiunto dei sistemi economici, specialmente tra Paesi vicini e, sulla carta amici.
Vorrei cioè che, accanto ai primi risultati della nuova impostazione della politica economica nazionale, possiamo un giorno letteralmente “sfoggiare” sotto il naso dei “primi della classe” occidentali anche una nuova capacità di progettazione internazionale delle politiche economiche: SAREBBE MERAVIGLIOSO CREARE UN TAVOLO CONGIUNTO, “parallelo” e non confliggente con quello dei “secchioni” francesi e tedeschi, TRA I PAESI IN DIFFICOLTA’ (Italia, Grecia e, perché no, Portogallo, Irlanda, ….), CON LO SCOPO DICHIARATO DI PERSEGUIRE UN RISANAMENTO CON “MISURE UMANE” DELLE RISPETTIVE ECONOMIE.
Ciò consentirebbe, oltre a un potente “brainstorming” ed approfondimento storico-economico dei rispettivi mali nazionali, anche l’affermazione di una leadership internazionale dei Paesi con un passato “sprecone”, che dimostri la capacità dei rispettivi popoli (partendo, certo, dal pensiero delle loro menti più brillanti, che solo per provocazione sto chiamando “secchioni”) di conoscere, analizzare e inquadrare le scelte passate, e soprattutto di riformulare le politiche economiche per realizzare i comuni obiettivi di risanamento e benessere.

E, a proposito di scelte di politica internazionale, anche complesse e difficili, lancio al Premier una ulteriore proposta: che l’Italia si sbilanci e, finalmente, prenda iniziative coraggiose (“strappando” con la terribile “quiete” monastica del periodo Frattini) in aiuto di Paesi martoriati, con cui abbiamo sempre avuto rapporti (per storia coloniale o commerciale): penso in primo luogo alla situazione della SOMALIA (per ristabilire un periodo di pace e ricostruzione) e ai rapporti mai interamente valorizzati con l’ARGENTINA (con cui, per affinità culturali, dovremmo stabilire un vero e proprio patto di ferro in tutti i settori dell'economia, in barba all’espansionismo commerciale di Francia e Germania, assai meno affini alla cultura di tale Paese).

Che ne pensa, Presidente?
Vogliamo rimediare insieme alle due insufficienze del primo quadrimestre?

O dobbiamo infliggerle ripetizioni obbligatorie delle due materie evidenziate?

sabato 28 gennaio 2012

Il risparmio e l’efficienza del trasporto pubblico locale e delle farmacie comunali, ovvero: i consigli della sora Cesira (pillole di saggezza popolare) applicate al servizio pubblico di Terni

1) AUTOBUS ENORMI E IN AFFITTO!
In questa contingenza di crisi / tagli / adeguamenti e congelamenti, mi ha colpito circolare per la nostra città e continuare a incrociare gli autobus di “Umbria Mobilità” (che ha assorbito la vecchia A.T.C. di Terni), così enormi e ingombranti, sempre desolantemente vuoti.
I mezzi peraltro, oltre a viaggiare senza passeggeri, sono così impacciati da rappresentare un ostacolo alla fluidità del traffico, giocoforza resi lenti e impacciati dalle grandi dimensioni.
Inoltre, sempre dall’osservazione quotidiana, stride anche il fatto che gran parte di tali “mostri” del traffico siano in realtà in affitto da noto imprenditore locale, che “opera” per conto di Umbria Mobilità concedendo, bontà sua, i mezzi per il trasporto di pochissime persone (che hanno tutto il diritto di fruire di tale servizio), nei veicoli semivuoti.
Ecco allora violati alcuni semplici e basilari principi di economia “domestica”:
1) economicità: se i mezzi sono vuoti o quasi, è probabile che le tratte possano essere ulteriormente ottimizzate per “addensare” un numero minimo di utenti dello stesso percorso;
2) flessibilità ed efficienza: qual è il “razionale” dell’uso dei mega-bus, laddove l’utenza è così sparuta? Se è inoltre vero, come risulta a qualunque osservatore, che parte dei “mostri” sono in affitto, perché non puntare su mini-bus con capienza e dimensioni più piccole, così da “inseguire” la domanda e tentare di ridurre le perdite?
3) Impatto ambientale: per quanto sopra, l’adozione di mezzi pubblici più piccoli, oltre a costare meno, provocherebbe un minor impatto in termini di traffico e manovre degli automobilisti, così da consentire minori frenate e consumi, dovuti a “marcia bassa”.
Ecco allora che, applicando senza disonore i “consigli della sora Cesira” alla complessa gestione del trasporto pubblico locale, si potrebbero introdurre importanti elementi di economicità!

2) FARMACIE PUBBLICHE IN PERDITA!
Una delle municipalizzate più “tormentate”, dal punto di vista dei bilanci, della nostra città è l’A.F.M. Emerge infatti da alcuni bilanci un quadro preoccupante e, per certi versi, patologico dell’andamento societario di tale impresa municipale, che, pur corrispondendo ad un sacrosanto servizio pubblico, di certo costituisce anche un fardello economico-finanziario per le già disastrate finanze municipali.
Dalle pieghe dei bilanci emerge qualche elemento che la stessa “sora Cesira” non esita a definire “da pacia” (per i non-ternani: da follia):
1) farmacie in zone assolutamente centrali e favorevoli appaiono in perdita: ma come, non riusciamo a valorizzare neanche la “buona posizione”? Sembrerebbe che le farmacie private delle stesse zone risultino più attrattive sia per gli sconti praticati sia per la cortesia complessiva: ma come (dice Cesira), “manco lo sconto”? Non si riesce a instillare, nei dipendenti delle farmacie, il “demone” del commercio e del dovere dell’ “attenzione al cliente”?
Inoltre, altro fattore oneroso, parrebbe che la dinamica-ferie del personale interno di ciascuna farmacia imponga, assolutamente, il ricorso a campagne di reclutamento, spesso fuori regione, di farmacisti con incarichi a tempo determinato: ma come, dice Cesira, non hanno mai sentito parlare di “ferie intelligenti”? Non si possono accordare per un piano-ferie un poco più efficiente?
2) appare esorbitante, rispetto ai bilanci, la consistenza del personale amministrativo dell’azienda: ecco, in tempi di snellimento ed efficienza obbligatoria, non si può riconvertire parte di tale pianta organica, per esempio con il transito verso compiti analoghi nello stesso Municipio?

Calma, sora Cesira! Siamo fiduciosi che, a pioggia, la campagna di efficienza e razionalizzazione del “sor Monti” arrivi sino agli Enti Locali e, finalmente, al nostro!

sabato 21 gennaio 2012

IL “TRIANGOLO” DELLE SORTI ITALIANE NEL 2012: IL RUOLO DEL SIG. BERLUSCONI, LE SFIDE DEL PROF. MONTI E LA SUPERVISIONE DEL PRESIDENTE NAPOLITANO

Da alcuni mesi, ormai, la crisi generalizzata delle economie mediterranee, cominciata a inizio 2011 con la stagnazione economica riguardante Grecia, Spagna e Portogallo (e preceduta, nel 2010, dalla sorprendentemente profonda crisi dell’Irlanda, ex “tigre” delle economie capitaliste occidentali), ha espressamente riguardato anche l’Italia, a dispetto delle affermazioni pubbliche del suo ex Primo Ministro Berlusconi, che, almeno fino a settembre 2011, chiamava a dimostrazione della buona salute dell’economia italiana “i ristoranti affollati e le lunghe liste d’attesa dei voli aerei” (con scherno diffuso e gag comica dell’attore Roberto Benigni).

Il peggioramento di un debito pubblico già classificato come uno dei maggiori al mondo, il progressivo aumento della spesa per le misure di aiuto sociale a disoccupati e licenziati, il crescente malcontento nel Paese ha condotto, attraverso un complesso quanto inatteso negoziato intrapreso dal Presidente della Repubblica Napolitano (che, ricordiamo, nell’ordinamento italiano ha un ruolo di supervisore delle attività governative, di rappresentatività dell’unità nazionale e di vigilanza dell’osservanza della Costituzione, ma non di leader politico) alla crisi del governo Berlusconi, che pure vantava i più larghi numeri di sostegno in Parlamento dal 1946 a oggi.

Secondo le opinioni più condivise, Berlusconi si sarebbe improvvisamente convinto a chiudere la storia di tale governo, a causa non solo del progressivo peggioramento degli indici di periodo dell’economia italiana, ma anche (e soprattutto) per le concrete preoccupazioni economiche legate al possibile coinvolgimento del suo impero economico familiare (imprese del settore media, TV, pubblicità ed edilizia) nella generale crisi nazionale. (Non senza negoziare, dicono i più maliziosi, un approccio ragionevolmente soft dei tribunali che continuano a occuparsi dei suoi scandali personali…).


Da un punto di vista politico, inoltre, possono aver avuto un peso nella decisione delle dimissioni berlusconiane le conseguenze politiche della rottura dei rapporti con un alleato fondamentale dell’ultima vittoria elettorale, cioè la destra “moderata” del presidente della Camera Fini: infatti, ciò ha provocato lo spostamento graduale del baricentro della sua maggioranza sempre più a favore del movimento separatista della Lega Nord, diventato decisivo in numerose votazioni parlamentari.

La condotta degli esponenti di tale partito, infatti, è divenuta vieppiu’ imbarazzante non solo per l’imparziale Presidente Napolitano (oggetto di sfotto’ e provocazioni verbali quasi quotidiani) ma anche per lo stesso Berlusconi, la cui iniziale baldanza nel minimizzare le “uscite” secessioniste o semplicemente gli insulti ai simboli nazionali da parte di tale partito, è apparsa sempre più appannarsi di fronte al ritmo incessante di tali provocazioni pubbliche della Lega Nord. Si tenga presente che gli episodi pubblici di irriverenza, attacchi verbali e volgarità al limite dell’insulto, verso le istituzioni di Roma, i simboli dell’unità nazionale e lo stesso Presidente della Repubblica avvenivano persino da parte di ministri, di tale partito, nominati da Berlusconi come membri del suo governo…

Qualunque sia la realtà e la reale proporzione delle motivazioni alla base delle dimissioni berlusconiane, risultano indubbiamente vaste le dimensioni dell’indebitamento delle banche e della borsa finanziaria italiane, tali da preoccupare l’intera Europa sia per gli effetti di “tenuta” dell’intero sistema Euro, sia per gli incroci di interessi economici e imprenditoriali ormai sempre più sovranazionali.

La soluzione indicata dal Presidente della Repubblica italiana Napolitano, quale nuovo Premier, si chiama Mario Monti: un economista di fama internazionale, un professore di solida preparazione e un “tecnico” assunto a fama internazionale quando svolse, con grinta e decisione, il ruolo di Presidente dell’Anti-trust europeo. Come pochi giorni prima per la Grecia, il ruolo di risanamento e salvataggio in extremis dell’economia nazionale è dunque affidato ad uno specialista di banche e finanza, non legato a fazioni politiche o a interessi di parte: già dai primi provvedimenti, duri per gli effetti sulle tasche dei singoli cittadini ma improntate al conseguimento dei risultati di interesse comune (in primis il salvataggio delle finanze pubbliche e, come annunciato per i prossimi giorni, il conseguimento di condizioni di sviluppo e rilancio delle imprese), viene percepito dall’opinione pubblica come una amara ma necessaria medicina per i mali del Paese.

Il dilemma è allora tutto intorno al ruolo che la politica, il parlamento e, segnatamente, i partiti che sostenevano Berlusconi, vorranno recitare: vorrà e potrà Berlusconi limitare le spinte particolaristiche e litigiose della sua ex-coalizione (comunque decisiva per l’approvazione delle decisioni di Monti da parte del Parlamento) o, invece, i politici italiani continueranno a giocare la partita dei loro interessi particolari, privilegi e incredibili vantaggi accumulati nei decenni, ormai a scapito e contro gli interessi dei cittadini?

E’ questa la battaglia più difficile, ancor più ardua di quella contro la stagnazione economica e contro il debito pubblico, che il prof. Monti dovrà combattere (e che vedrà, per una volta, Berlusconi nel ruolo di “giudice” e decisore delle “dimensioni della pena” a carico degli italiani…).


THE TRIANGLE OF ITALIAN DESTINIES IN 2012: Mr. BERLUSCONI ROLE, PROF. MONTI CHALLENGES AND PRESIDENT NAPOLITANO SUPERVISION

Following insistent rumors, general crisis of mediterranean economies started in early 2011, when economic stagnation had reached Greece, Spain and Portugal (and preceded, during 2010, by the surprising deep crisis of Ireland, formerly “tiger” of western capitalist economies), has now expressly affected Italy, in spite of public declarations of its ex Prime Minister Berlusconi, who, at least up to 2011 September, liked to demonstrate Italian economy wellness by reporting its “crowded restaurants and long waiting list of airplane flights” (resulting in public laughing-stock and humor-gag by Roberto Benigni actor).

Italian public debt worsening (already granted as one of the largest in the world), progressive cost enlargement for jobless and fired people social aids, growing country general discontent, all together, have brought republic President Mr. Napolitano (although his role, in italian law, is not of a political leader, but only supervisor of National unity and Constitution respect) to a complex as much as unexpected negotiation with Mr. Berlusconi, for declaring his cabinet fallen, even if it had been the government with the largest support numbers in Parliament in the republic history, since 1946.

According to largely shared opinions, Berlusconi would have become suddenly convinced to close his government history, not only for progressive worsening of italian economy, but also (and above all) for his concrete economic worries about possible consequences of national economy breakdown on his family’s financial empire (made up of TV & media enterprises, advertise monopoly and building companies). (Reportedly by malicious talks, also negotiating a reasonably soft approach to his personal scandals in frequent court trials…).

Also, from a political point of view, berlusconian resignation may have been influenced by past broken relationship with an important ally of most recent electoral win, that was the “moderate” rightwing Parliament president Mr. Fini: it has indeed resulted in a gradual move of Berlusconi’s alliance weight towards the separatist party named “North League”, that has become decisive in many Parliament votes.

Through time, that party members’ behavior has been more and more puzzling, not only to an impartial figure like President Napolitano1 (addressed by North League leader with almost daily public provocation and teasings), but also for Mr. Berlusconi himself, who initially liked to minimize about League’s secessionist teasings of national unity symbols, but then fading in front of their insistent public irreverences. Such unorthodox habits, be clear, taking place even by League Ministers, appointed by Mr. Berlusconi as government members…

Whatever be the truth and the real incidence of berlusconian resignation reasons, no doubt Italian banks and Stock exchange losses are appearing so heavy, to largely worry all E.U. partners, because of their effects on the overall “Euro-system” capability and on the international crossed interests of companies and banks.Then, solution found by republic President Napolitano, as new Prime Minister, is named Mario Monti: an internationally well-known economist, a famous professor and a “specialist” who has become famous when playing the task of E.U. Anti-trust Officer, having shown decision and severity2. As happened few days before in Greece, national economy safeguard and rescue task was then assumed by a bank and finance specialist, not linked to political parties or particular interests: and in fact, since his first decisions (hard to citizens’ pockets but addressed to country good, starting from public finance remedies and foreseen economy stimulus measures), public opinion has perceived him as a hard but necessary remedy for country problems.

Dilemma is then completely about what role politicians, parliament and mainly Berlusconi’s alliance parties are going to play: will Berlusconi be able and willing to moderate their particular and contentious pushes (still being those parties decisive in parliament votes for Mr. Monti) or, differently, shall Italian politicians go on playing their own separate game, only to keep the incredible advantages and privileges gained through the years, at charge of common citizens?

This is going to be the most difficult battle for Mr. Monti, even harder than against economy’s stagnation or public debt effects: for one time, in such a struggle, Mr. Berlusconi will play as “judge” and decider about what long and heavy penalty to impose over Italians…

1 Napolitano’s book upon Italy unity, entitled “One and not divisible. Reflections upon 150 years of our Italy” is actually one of the best sellers in Italy now.

2 Remember his anti-trust decisions against Microsoft software sale policy.